All’interno del “Parco di Montovolo e Monte Vigese”, a 912 mt di altitudine, il Santuario sorge su un pianoro che unisce i due monti.
Qui, in epoca etrusca, era presente un tempio dedicato alla Dea Pale.
Attorno al 1000 il pianoro prese la denominazione di Monte Ovolo, per via della sua forma e fu costruita la prima chiesa cristiana.
Quella odierna, invece, risale al 1211 come iscritto nella lunetta che sormonta l’ingresso.
Lo stile romanico la rende inconfondibile.
Una sola navata, soffitto a capriate in legno, questa semplicità arcana è l’elemento distintivo del luogo sacro tanto caro ai canonici metropolitani che fin dal 1045 salivano su questo monte creando un collegamento millenario tra il Santuario di Montovolo e la Cattedrale di San Pietro a Bologna.
Sul Campanile risalente al 1838 è inserita una meridiana tuttora funzionante.
Al di sopra dell’altare maggiore campeggia l’immagine sacra della Beata Vergine con bambino, una scultura lignea di grandi dimensioni databile al XV secolo.
L’immagine sacra della Madonna nascosta in un oratorio ai piedi del monte, L’oratorio degli Sterpi, riuscì a scampare le distruzione della seconda guerra mondiale e ritornò nella sua sede a conflitto terminato.
La parte più interessante, riportata alla luce attorno al 1925 è senz’altro la cripta, testimonianza importantissima della chiesa originaria, sulla cui pianta è stata edificata la successiva.
Divenuta Santuario nel 1925 la chiesa risplende di un fascino unico grazie all’opera di ripulitura che ne ha riportato alla luce lo stile originario.
Ogni venticinque anni, dal 1950, la statua della Madonna viene portata in pellegrinaggio per le località vicine a benedizione delle comunità locali.
Pochi passi sopra al Santuario sorge il piccolo, ma affasciante Oratorio di Santa Caterina dall’Alessandria d’Egitto. Questa particolare denominazione ha dato a Montovolo l’appellativo di “Sinai Bolognese”.
La sua costruzione, risalente anch’essa agli inizi del ‘200 è dovuta all’ex voto di un gruppo di crociati bolognesi di ritorno da Daimetta.
L’interno è una vera sorpresa con affreschi risalenti al ‘400.
Due luoghi della fede strettamente connessi tra loro e immersi in una natura incontaminata.