Un piccolo cammeo della spiritualità emerge dalla folta vegetazione sul crinale tra Loiano e Monghidoro. Sobrio, semplice nella forma, è l’antico Santuario della Madonna dei Boschi.
Ai margini di una strettoia, sulla via che attraversa l’omonima località a soli 2 km dal capoluogo, il Santuario negli ultimi anni sta vivendo una straordinaria rifioritura devozionale grazie alla comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata.
L’attuale edificio religioso sorge sui resti di una antica chiesetta fondata nel 1616 e denominata Beata Vergine del Nuvoleto o Bocca di Nugoletto. Tutto ebbe origine da un’immagine mariana incastonata in un pilastrino e molto somigliante alla Madonna di San Luca.
Situato dove oggi sorge la chiesa, fu un punto di riferimento per quelle lontane comunità rurali che ebbero un ruolo da protagoniste nella storia di Madonna dei Boschi. Grazie alla generosità delle loro offerte il Santuario venne ultimato nel 1685.
All’inizio del 1700 in seguito ad una sua visita pastorale il Cardinal Boncompagni definì la chiesa “miraculs clari” in riferimento alle numerose grazie elargite dalla Madonna ai suoi devoti.
L’interno è una rivelazione.
Ricca di opere d’Arte, alcune dello scultore Antonio Gambarini, il tempio ruota attorno all’icona della Beata Vergine con bambino che domina l’altare maggiore in corrispondenza dell’antico pilastrino.
I Frati sono il cuore di questo piccola perla dell’Appennino.
Arrivati nel 2013 e guidati dal rettore Padre Gabriele Pellettieri, hanno saputo coinvolgere le comunità attorno al Santuario e dare vita ad una ondata devozionale sorprendente.
Ogni giorno alle 7 del mattino, dal lunedì al sabato, e la domenica alle ore 9, è possibile partecipare ad una celebrazione in latino molto suggestiva.
La festa più importante si svolge a maggio nella ricorrenza religiosa dell’Ascensione: dal sottostante Santuario di Campeggio una processione riconduce l’icona della Vergine a Madonna dei Boschi. I due santuari sono legati indissolubilmente da questa tradizione secolare e in questa simbiosi restano i capisaldi religiosi nell’immaginario popolare delle comunità dell’Appennino.