Luoghi sacri tra terra e cielo

I santuari della Via Mater Dei sono tappe di senso, radici profonde che uniscono la fede del popolo con la grandezza del paesaggio.

Ogni chiesa mariana racconta una storia, custodisce tradizioni e accoglie i pellegrini con la semplicità di chi apre la porta di casa.

Sono rifugi dell’anima, affacciati su vallate silenziose o protetti da boschi antichi, dove il tempo sembra fermarsi e lo spirito può trovare pace.

1^ Tappa

Santa Maria della Vita

Nel cuore di Bologna, a pochi passi dalla Cattedrale di San Petronio, addentrandosi per vicolo Clavature che congiunge Piazza Maggiore allo storico “Quadrilatero” ricco di aromi e sapori tipici del mercato cittadino, tra l’operosità delle sue botteghe si raggiunge il Santuario di Santa Maria della Vita.

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    L’origine di questo importante luogo di culto risale al 1200 quando venne fondata l’omonima compagnia. La compagnia si occupava della cura degli infermi, dei carcerati, dei condannati a morte e dei pellegrini.


    A Santa Maria della Vita è legata la storia dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Infatti proprio a fianco dell’edificio religioso era presente lo “Spedale Maggiore” che qui operò fino al 1725. Per motivi logistici venne poi ricostruito in Via Riva di Reno e successivamente in via Saffi, dove ha attualmente sede.


    Nel muro esterno della chiesa, dalla parte di Via Pescherie, durante una ripulitura del tempio di inizio 1600 venne scoperta un’immagine di Madonna con Bambino attribuita in seguito a Simone de’ Crocifissi (Bologna 1355-1399). La scoperta dell’icona suscitò molto clamore e in breve divenne una delle icone più venerate della Città. Alla Fine del XVII secolo, in seguito ad un rovinoso crollo l’immagine venne spostata in luogo sicuro e ritornò alla sua gente solo dopo il 1787, data di edificazione della bella cupola opera di Giuseppe Tubertini. Da allora campeggia nel luogo più importante del Santuario, sull’Altare Maggiore.


    La chiesa, con la sua grande cupola, le linee eleganti dell’ interno e le sei cappelle laterali rappresenta il più importante esempio di tardo Barocco Bolognese.


    Una considerevole collezione di opere sacre è presente nel Santuario. Tra di esse Il famoso gruppo scultoreo del “Compianto sul Cristo Morto” (1463 circa) collocato nella sala a destra del presbiterio. Il vigore e l’espressività con cui lo scultore Nicolò dell’Arca riuscì a modellare le sette figure che lo compongono ne fa uno dei grandi capolavori della scultura italiana di sempre. Sarà la prima grande suggestione di un viaggio unico tra religiosità, arte e cultura popolare che vi sorprenderà fino all’ultima tappa.

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Aperto tutti i giorni tranne il lunedì: 10:00 – 12:00 / 15:00 – 19:00

1^ Tappa

Beata Vergine di San Luca

Fondato nel lontano 1194 dalla pia romita Angelica Bofantini, il Santuario sorge sul Monte della Guardia a 289 mt di altitudine, collina poco distante dal cuore della città e che nell’antichità fu di grande importanza dal punto di vista strategico e difensivo per Bologna.

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    Attorno alla metà del 1200 un gruppo di suore domenicane iniziò a prendersi cura del luogo di culto e per cinque secoli fu protagonista della prosperità del Santuario che nel 1707 passò sotto il rettorato dei padri Domenicani devoti a Maria Vergine. Oggi sono i sacerdoti diocesani a prendersene cura.


    L’attuale forma del tempio è opera dell’architetto Carlo Francesco Dotti che ne disegno la pianta ellittica che si amplia a croce greca fino a raggiungere l’altare principale che anticipa la cappella della Beata Vergine.


    La prima pietra fu posta il 26 luglio del 1723 mentre la bella cupola centrale venne eretta nel 1747. L’estetica semplice, priva di decorazioni altisonanti amplifica la forma rotondeggiante della cupola che domina le tribune esterne e i giardini, simbolo distintivo e visibile da tutta la pianura circostante. Due scalinate curvilinee raccordano il cammino dei pellegrini con il famoso Portico di San Luca ultimato nel 1721 che con i suoi 666 archi, è il più lungo al mondo (3,79 km) e collega il Santuario all’Arco del Meloncello fino a raggiungere Porta Saragozza.


    Da quasi 600 anni, nei giorni precedenti le celebrazioni dell’Ascensione l’immagine della Madonna viene portata in città dove rimane un’intera settimana nella Cattedrale di San Pietro.


    Il valore di questo Santuario è impreziosito da opere d’arte di grande fattura: da Donato Creti a Guido Reni fino al Guercino, sono diversi i grandi nomi annoverati tra gli artisti chiamati nel tempo a renderlo unico.


    L’icona della Madonna con bambino risalente al X o XI secolo che la tradizione fa risalire alla mano di San Luca Evangelista, secondo studi recenti sembrerebbe essere giunta fin qui dall’oriente al tempo delle crociate e campeggia nella cappella maggiore in una preziosa ancona marmorea.


    Il Santuario ha grande importanza per la religiosità bolognese ed è il simbolo di una città operosa ma con gli occhi sempre rivolti al cielo.

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Da novembre a febbraio aperto tutti i giorni: 7:00 – 12:30 / 14:30 -18:00 Da marzo a ottobre: 7:00 – 12:30 / 14:30 -19:00

3^ Tappa

Santa Maria di Zena

Detto anche “del Monte delle Formiche”

La singolarità di questo nome “Madonna del Monte delle Formiche” deriva da un fenomeno antichissimo e ancora oggi indecifrabile che si verifica nella prima decade di Settembre e cioè la migrazione di migliaia di formiche alate (“mirmica Scabrinodis”) sulla vetta di questo promontorio tra la Valle dell’Idice e la Valle dello Zena.

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    Il Monte delle Formiche è un luogo in cui i misteri della natura si uniscono a quelli della fede. Qui su questo sperone roccioso tra i due corsi d’acqua che danno il nome alle vallate circostanti, storia, sacralità e leggenda si intrecciano rendendolo dai tempi più remoti un punto fisso della spiritualità.


    Alto 638 msl. il monte è il risultato di un sollevamento marino di millenni fa leggibile nelle stratificazioni rocciose visibili sul costone a strapiombo sulla vallata. Area di antichi insediamenti e luogo sacro fin dall’epoca pagana.


    Ogni 8 di settembre dacché se ne ha memoria, per un’intera settimana gli abitanti di molti paesi dell’Appennino si raccolgono qui dando vita ad una ritualità profondamente radicata nella cultura popolare. In epoca medievale era sicuramente presente una chiesa Plebana che governava su tutta la zona. I primi documenti certi risalgono all’inizio dell’anno 1000 facendo parte dei possedimenti di Matilde di Canossa che proprio in quel trapasso di millennio lo donò al Vescovo di Pisa.


    La chiesa attuale con il grande porticato che la cinge saldamente fu ricostruita dopo la devastante distruzione della seconda guerra mondiale ed è affiancata dal campanile originale risalente al 1727. Ogni anno, i primi giorni di settembre i devoti mettono grandi drappi a terra sul sagrato per raccogliere le formiche volanti giunte sin qui per accoppiarsi e perire in poche ore. È un’usanza molto antica che termina con la benedizione e la distribuzione ai fedeli di piccoli involucri colorati in cui vengono racchiusi i corpi delle formiche. Ma le suggestioni non finiscono mai al Monte delle Formiche, la visita vi rivelerà ancora altri racconti interessanti, come quello dell’ eremita Barberio che viveva in una grotta proprio sotto alla chiesa da dove poteva udire le messe in completo eremitaggio.

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Aperto solo in occasione delle celebrazioni liturgiche del sabato o della domenica.

4^ Tappa

Madonna dei Boschi

Un piccolo cammeo della spiritualità emerge dalla folta vegetazione sul crinale tra Loiano e Monghidoro. Sobrio, semplice nella forma, è l’antico Santuario della Madonna dei Boschi.

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    Ai margini di una strettoia, sulla via che attraversa l’omonima località a soli 2 km dal capoluogo, il Santuario negli ultimi anni sta vivendo una straordinaria rifioritura devozionale grazie alla comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata.


    L’attuale edificio religioso sorge sui resti di una antica chiesetta fondata nel 1616 e denominata Beata Vergine del Nuvoleto o Bocca di Nugoletto. Tutto ebbe origine da un’immagine mariana incastonata in un pilastrino e molto somigliante alla Madonna di San Luca.


    Situato dove oggi sorge la chiesa, fu un punto di riferimento per quelle lontane comunità rurali che ebbero un ruolo da protagoniste nella storia di Madonna dei Boschi. Grazie alla generosità delle loro offerte il Santuario venne ultimato nel 1685.


    All’inizio del 1700 in seguito ad una sua visita pastorale il Cardinal Boncompagni definì la chiesa “miraculs clari” in riferimento alle numerose grazie elargite dalla Madonna ai suoi devoti.


    L’interno è una rivelazione.

    Ricca di opere d’Arte, alcune dello scultore Antonio Gambarini, il tempio ruota attorno all’icona della Beata Vergine con bambino che domina l’altare maggiore in corrispondenza dell’antico pilastrino.


    I Frati sono il cuore di questo piccola perla dell’Appennino.

    Arrivati nel 2013 e guidati dal rettore Padre Gabriele Pellettieri, hanno saputo coinvolgere le comunità attorno al Santuario e dare vita ad una ondata devozionale sorprendente.


    Ogni giorno alle 7 del mattino, dal lunedì al sabato, e la domenica alle ore 9, è possibile partecipare ad una celebrazione in latino molto suggestiva.


    La festa più importante si svolge a maggio nella ricorrenza religiosa dell’Ascensione: dal sottostante Santuario di Campeggio una processione riconduce l’icona della Vergine a Madonna dei Boschi. I due santuari sono legati indissolubilmente da questa tradizione secolare e in questa simbiosi restano i capisaldi religiosi nell’immaginario popolare delle comunità dell’Appennino.

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Aperto tutti i giorni: 9:00 – 12:30 / 16:00 – 20:00

4^ Tappa

Madonna di Lourdes

Detto anche “Chiesa di San Prospero di Campeggio”

L’origine di questo luogo è molto antica anche se non si hanno notizie certe fino al 1223 quando risulta appartenere alla giurisdizione del Comune di Bologna e alla famiglia dei Conti di Campeggio.

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    Nel 1784, dopo essere stata governata dalla Pieve di Barbarolo passò sotto la parrocchia di Monghidoro.


    L’intitolazione alla Madonna di Lourdes si deve ad una cappella laterale di destra della chiesa intitolata a San Prospero.

    Nella cappella è infatti riprodotta al vero la grotta di Massabielle di Lourdes in Francia, opera di un valente artigiano bergamasco, Guelfo Ravasio, che rappresenta la Beata Vergine Immacolata, Bernardette ai suoi piedi e il ruscelletto che ricorda la sorgente miracolosa di Lourdes.


    Attraverso un passaggio dietro la roccia è possibile accostarsi alla statua della Madonna.

    Questa particolarità, le numerose testimonianze di grazie ricevute in questo luogo hanno reso popolare Campeggio tanto che le è valso il nome di “Piccola Lourdes bolognese”.


    Il campanile risale ai primi del 1700 e l’attuale edificio religioso è di fine ‘800.

    Grande merito della sua attuale ricchezza di opere d’arte e manufatti di pregio si deve a Don Augusto Bonafè che donò molti beni di sua proprietà per potere impreziosire la chiesa.


    Dal 1919 e per ben 25 anni l’opera dell’arciprete fu straordinariamente efficace.

    Nel 1923, reduce da uno dei suoi pellegrinaggi a Lourdes decise di mettere mano alla fedele ricostruzione della grotta.


    Campeggio ha sempre avuto una grande devozione mariana che è andata via via sempre più fortificandosi nelle comunità vicine.


    Durante la prima guerra mondiale, dal 1915 al 1918 divenne meta quotidiana di pellegrinaggi proveniente sia da Bologna sia Firenze.


    Ispirato dalla fede nella Vergine Maria, Don Bonafè in brevissimo tempo riuscì a finanziare la realizzazione di diverse opere esterne al Santuario, di cui statue, una Via Crucis che porta al Monte Calvario realizzato nel ’36, il viale dei parroci del ’24, quello delle rimembranze l’anno seguente fino alla costruzione di un acquedotto.

    Tutti i suoi parrocchiani lo seguirono in questa impresa che oggi rende Campeggio una delle mete più importanti dei pellegrinaggi dalle due città.

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Maggio e giugno aperto il sabato: 15:00 – 18:00 e la domenica: 9:00 – 12:00.

Da luglio a settembre aperto tutti i giorni: 9:00 – 12:00 / 15:00 -18:00

Da ottobre ad aprile chiuso

4^ Tappa

Madonna di Pompei

A soli 3,5 km da Monghidoro, al centro del borgo di Piamaggio, a ridosso della strada provinciale SP60, tra vecchie case in pietra e osterie sorge il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei.

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    Prima dell’attuale edificio di culto, dove ora sorge il Santuario attorno al 1600 era presente un piccolo oratorio dedicato a San Francesco di Paola e successivamente a San Lorenzo martire.


    Nel 1885 l’arciprete di Monghidoro, Monsignor Giuseppe Fanti, visto lo stato degradato in cui versava l’oratorio decise di rifarlo ex novo e di ampliarne la volumetria.

    La notizia fu accolta con grande gioia dagli abitanti di Piamaggio che si misero al suo fianco in questa impresa, auto tassandosi e lavorando duramente alla sua costruzione che terminò nel 1893.

    Sempre di Monsignore Fanti fu l’idea di collocare nel nuovo tempio l’immagine della Madonna di Pompei per promuovere e propagare al popolo la devozione del Santissimo Rosario. E fu proprio grazie a questo forte sentimento di devozione che Monsignor Fanti riuscì a raccogliere i fondi per fare dipingere l’immagine della Beata Vergine dal pittore bolognese Sante Nucci e acquistare i quadretti dei 15 Misteri del Rosario che la incorniciarono mirabilmente.

    Il 27 luglio del 1894 l’immagine venne portata in processione con la banda del paese e benedetta dal parroco tra una moltitudine di fedeli festosi.

    Da allora, tutti gli anni, l’ultima domenica di luglio la comunità di Piamaggio festeggia il suo Santuario, l’immagine della Madonna di Pompei e con essa la propria storia.


    Il portico in pietra composto da tre archi a protezione dell’ingresso del Santuario fu costruito nel 1898 per volere degli stessi fedeli che ancora una volta, pietra su pietra vollero onorare con i fatti la loro chiesa.

    Da allora fu un susseguirsi di pellegrinaggi provenienti dal bolognese e dalla Toscana.


    Il titolo di Santuario arriva nei primi anni del ‘900 e confermato nel 1914.

    Il 29 giugno 1956, il Cardinal Arcivescovo Giacomo Lercaro stabilì con decreto lo status di Parrocchia di Piamaggio per premiare la dedizione della sua comunità a questo piccolo ma importante luogo della fede.

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Sempre aperto: 8:00 – 20:00

4^ Tappa

Madonna della Neve

Detto anche “Chiesa di Madonna dei Fornelli”

Madonna dei Fornelli ha una storia antica e il suo nome richiama la remota tradizione di trasformare il legname in carbonella per fronteggiare i rigidi inverni della zona (800 mt di altitudine).

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    I fornelli, accesi nei boschi o in appositi forni utilizzati anche per trasformare le pietre in calce, creavano lunghi pennacchi di fumo che si innalzavano verso il cielo.

    A pochi passi dal Santuario è ancora visibile l’antico borgo del Fornello dove probabilmente era presente uno di questi forni.


    L’attuale edificio religioso risale agli inizi del ‘900 e divenne parrocchia e Santuario nel 1960.

    Ma molto prima, probabilmente attorno agli inizi del 1600 esisteva già una cappella con una dedica molto singolare, quella alla Madonna della Neve.

    Fu un evento straordinario a dare questo nome al luogo sacro, una nevicata verificatasi il 5 agosto di un anno vicino al 1610.

    Questo evento, del tutto simile a quello successo secoli prima alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, fece crescere la devozione nei confronti della Madonna tanto che diventò un punto di riferimento per tutte le comunità vicine.

    In seguito, attorno agli anni della grande peste del 1630, come si può leggere nelle iscrizioni sull’architrave della porta d’ingresso, gli abitanti elessero l’immagine mariana a loro protettrice avendoli preservati miracolosamente dal flagello.

    In seguito a questa grazia tutte le comunità vicine decisero di costruirle un luogo di devozione più grande e dignitoso. E la Madonna rinnovò la sua grazia alcuni secoli più tardi, nel 1855, in occasione della terribile epidemia di colera che imperversò nella zona.

    Anche di questo intervento divino si trova iscrizione nella chiesa.


    L’immagine della Madonna con bambino, la stessa venerata in quei primi anni del ‘600, un olio su rame di grandi dimensioni, è oggi posta sull’abside e domina l’altare maggiore.


    Nel 1994 venne ultimata la costruzione dell’attuale campanile con guglia a base ottagonale e alto 33 metri.


    Due le feste legate al Santuario: l’Ascensione, con processione a Castel dell’Alpi a ricordo del legame che unisce le due comunità e il 5 agosto, a memoria della nevicata benedetta che fece dei Fornelli il paese della Madonna della Neve.

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Sempre aperto: 9:00 – 18:00

5^ Tappa

Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio

Poco distante da Baragazza, a 719 mt di altitudine, protetto dal Monte Tavianella, Boccadirio è un incantesimo di silenzi e natura incontaminata: gli unici suoni sono le scroscianti acque del Rio D’Avena e il fruscio della foresta mossa dal vento.

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    È il più importante Santuario del bolognese dopo quello della Madonna di San Luca e ogni anno è meta del pellegrinaggio di migliaia di fedeli.


    I primi documenti ufficiali sono degli inizi del ‘600 e narrano dell’evento prodigioso accaduto il 6 luglio del 1480 a due pastorelli: Donato e Cornelia. La Madonna apparve loro mentre pascolavano sulla sponda del ruscello dove oggi campeggia l’altare maggiore.

    La Vergine Madre si avvicinò ai due fanciulli che la pregavano in estasi e ordinò a Donato di farsi sacerdote, a Cornelia di farsi monaca e di raccontare il prodigio al popolo di Baragazza per spingerlo ad erigere nel luogo dell’apparizione un tempio in suo onore.

    La popolazione si adoperò e la prima chiesa venne costruita.

    Vent’anni più tardi i fedeli vi deposero l’immagine Santa avuta in dono dalla veggente Suor Brigida, nome adottato dalla piccola Cornelia una volta presi i voti.

    Donato divenne parroco di Castiglione dei Pepoli e Cornelia fu monaca per quarant’anni nel convento di Santa Caterina da Siena a Prato.


    Attorno alla metà del ‘500, grazie alla generosità della nobile famiglia Pepoli, il tempio venne ampliato e impreziosito di opere d’arte diventando il luogo simbolo di tutto l’Appennino.


    Alla fine del ‘600 venne ultimato il loggiato che circonda il bellissimo chiostro realizzato attorno al 1720 con l’adiacente albergo del pellegrino.


    Grande valore ha l’immagine sacra opera di Andrea Della Robbia, un bassorilievo di ceramica maiolicata bianca su fondo azzurro che raffigura la Madonna con il Bambino in piedi.


    A fine ‘600 era tale il fermento religioso che enormi folle di fedeli invadevano il Santuario per pregarla.


    Ogni anno, nel tempo delle rogazioni di maggio, l’icona torna a trovare la sua gente, nella chiesa di San Michele Arcangelo di Baragazza fino all’Ascensione.

    Dal 1947 i padri Dehoniani si prendono cura del Santuario e dei pellegrini provenienti da tutto il mondo per vivere i sublimi misteri della fede.

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Sempre aperto: 7:30 – 12:30 / 14:30 – 19:30

4^ Tappa

Beata Vergine della Serra

Detto anche “della Madonna di Ripoli”

A pochi passi dalla Stazione Ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro, sulla Linea Direttissima Bologna-Firenze, svetta il Santuario Ripoli.

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    Posto sul promontorio che guarda la valle del Setta è tra i più antichi luoghi di culto dell’Appennino bolognese: la sua storia ebbe inizio attorno all’anno 1000, quando la Vergine apparve a due pastorelli chiedendo loro di erigere una chiesa sul luogo dell’evento miracoloso.


    All’interno dell’edificio troviamo due icone di grande valore simbolico e storico: una statua in terracotta policroma della Madonna con Bambino del 1603 e una tela che riproduce la Madonna del Rosario, da molti considerata l’immagine originaria, la stessa portata in processione nel 1855 per contrastare la tragica epidemia di colera diffusa su tutto il territorio bolognese.

    Da allora la devozione verso la Madre fu sempre maggiore e il Santuario divenne il luogo di riferimento per tutta la Valle del Setta.

    I Pellegrinaggi si moltiplicarono e ciò indusse i fedeli ad ampliare il tempio fino alla forma attuale.


    All’interno, oltre a un buon numero di opere d’arte sacra e ad arredi di grande pregio, è presente un prezioso organo di fine ‘800 dei Maestri Orsi di Bologna inserito in una splendida cantoria in legno opera di artigiani locali.


    La Facciata e il bel campanile, disegnato dalla mano dell’architetto Rivani, risalgono alla fine della seconda guerra mondiale.


    Il Santuario festeggia ogni anno la Pentecoste nell’ultima domenica di Agosto.

    La ricorrente apparizione della Vergine Maria ai pastorelli della montagna è simbolo di come il divino trovi nella pulizia degli sguardi dei fanciulli un canale privilegiato, precluso a molti “intelligenti e sapienti”.

    Oggi questo messaggio sembra ancora più forte e ci invita a riflettere su la purezza sia messa a dura prova da una società completamente assuefatta all’effimero.

    Il ritorno alla semplicità è un piccolo miracolo, una conquista per nulla scontata.


    Per questo, il cammino della Via Mater Dei potrebbe essere per molti una vera rivelazione.

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Sempre aperto:  8.00 – 20.00

7^ Tappa

Beata Vergine della Consolazione

Detto anche “di Montovolo”

All’interno del “Parco di Montovolo e Monte Vigese”, a 912 mt di altitudine, il Santuario sorge su un pianoro che unisce i due monti.

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    Qui, in epoca etrusca, era presente un tempio dedicato alla Dea Pale.

    Attorno al 1000 il pianoro prese la denominazione di Monte Ovolo, per via della sua forma e fu costruita la prima chiesa cristiana.

    Quella odierna, invece, risale al 1211 come iscritto nella lunetta che sormonta l’ingresso.


    Lo stile romanico la rende inconfondibile.

    Una sola navata, soffitto a capriate in legno, questa semplicità arcana è l’elemento distintivo del luogo sacro tanto caro ai canonici metropolitani che fin dal 1045 salivano su questo monte creando un collegamento millenario tra il Santuario di Montovolo e la Cattedrale di San Pietro a Bologna.


    Sul Campanile risalente al 1838 è inserita una meridiana tuttora funzionante.


    Al di sopra dell’altare maggiore campeggia l’immagine sacra della Beata Vergine con bambino, una scultura lignea di grandi dimensioni databile al XV secolo.

    L’immagine sacra della Madonna nascosta in un oratorio ai piedi del monte, L’oratorio degli Sterpi, riuscì a scampare le distruzione della seconda guerra mondiale e ritornò nella sua sede a conflitto terminato.


    La parte più interessante, riportata alla luce attorno al 1925 è senz’altro la cripta, testimonianza importantissima della chiesa originaria, sulla cui pianta è stata edificata la successiva.


    Divenuta Santuario nel 1925 la chiesa risplende di un fascino unico grazie all’opera di ripulitura che ne ha riportato alla luce lo stile originario.


    Ogni venticinque anni, dal 1950, la statua della Madonna viene portata in pellegrinaggio per le località vicine a benedizione delle comunità locali.


    Pochi passi sopra al Santuario sorge il piccolo, ma affasciante Oratorio di Santa Caterina dall’Alessandria d’Egitto. Questa particolare denominazione ha dato a Montovolo l’appellativo di “Sinai Bolognese”.

    La sua costruzione, risalente anch’essa agli inizi del ‘200 è dovuta all’ex voto di un gruppo di crociati bolognesi di ritorno da Daimetta.


    L’interno è una vera sorpresa con affreschi risalenti al ‘400.

    Due luoghi della fede strettamente connessi tra loro e immersi in una natura incontaminata.

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Da maggio a settembre venerdì, sabato e domenica: 10:00 – 18:00

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